sábado, 26 de diciembre de 2009

Viva Zapata!

Marlon Brando abbraccia il cavallo bianco. Elia Kazan ne incuadra l'occhio spaventato, l'animale sa cosa deve succedere. Epica storia, quella di Emiliano Zapata, rivoluzionario tormentato, e meraviglioso film di scuola actor studio. Metodo Stanislavski a parte, Marlon uccide con gli occhi. Un vagabondo per il ruolo di un cavaliere incantato. La mia notte si addolcisce con immagini passate e proiezioni future. Ammutinati finiti, la bora lontana. Ormai la nuova lingua mi penetra, i sogni per il 2010 sono quelli presentiti già da un po'. Il deserto, il pacifico. Le terre ancestrali dove l'orgoglio trapassa a volte anche l'intelligenza, riempendo il tutto di poesia, di musica, di balli travolgenti. Scopro per la prima volta la distenza che ormai ho messo tra me e la stessa cultura da cui provengo. La triestinità mi diverte ma non mi affascina più. Ci vedo troppo vizio e poche idee, e questo fighettismo nuovo che straripa. Ricordo Geronimo, le avventure, le esplorazioni della regione quasi fosse il mondo. Ma adesso più che mai mi serve il mondo. Sarà che mi sento freddo, sarà che sono alla fine di qualcosa.

sábado, 19 de diciembre de 2009

Nieve y bora

Così. Presentazione (forse) sospesa. Pro-testiamo contro il clima? Certo che no. Il mio vento, nei ricordi si mescola con la neve a spegnere una chiamata, cadeva come adesso, forse più. Un anno dentro cui si scioglie la voglia, il desiderio, il cammino fatto e quello da fare. Ma come posso non amare tutto ciò? Voglio dire, la vita, il tempo, la distanza, la bellezza di un messaggio mattutino, la speranza, i sogni incerti, la complicità del deserto con il ghiaccio. Volando sopra ogni cosa, uscirò nella bufera mentre tutti si chiudono in casa. Perchè è sempre stato così. Chi viaggia, chi va, chi sfida. Presto nuove sfide, nuovi paesaggi, un diverso sole. Un arrivederci al mio vento. Reciterò per lui stanotte. E per la proiezione sentimentale. Einfulung.

viernes, 11 de diciembre de 2009

Presentazione ProTesto al Knulp


Sabato 19 dicembre ore 18.00 al Knulp v. Madonna del mare, Trieste

Presentazione Pro-Testo ed incontro con gli autori

Massimo Palme, Fabio Franzin, Simone Molinaroli



“Gli ultimi anni hanno visto e lasciato, in campo di poesia, il deserto. Intimismo solipsistico, lagne egocentriche, conati di misticismo vomitato e urlato, liricismo sguaiato e latrato. A mancare soprattutto era la consapevolezza di vivere una comunità. La crassa materialità denunciata dal martire della spiaggia ostiense assisa come un cancro nelle nostre viscere. La politica e la cronaca ignorate perché reputate impoetiche. L’intolleranza mascherata dalla tolleranza del pensiero unico. E tuttavia dalle retrovie si organizzava la resistenza prima discreta e poi massiccia come l’onda che spazza la precedente spazzatura. Oggi i poeti più interessanti reagiscono a questa desertifi cazione individualmente ma con una comunità d’intenti che ha del magico. Perché il poeta è distruttore e coltivatore, non ha paura di parlare di mondo, di giustizia, di guerra, di fame, di razzismo, d’inquinamento, di berlusconi.” Dalla presentazione di Luca Paci.

viernes, 16 de octubre de 2009

Escucho Descartes y no puedo no soñar

Un año después dos años antes (de nuevo: del tiempo y de otros azares)

Corazón a golpes
es un golpe mi corazón
ahora soy lo que soy
lo que siempre debía de ser

recuerdo el concierto y el bar
donde te conocí
te enamoraste de mi madre
de su no convenir

y el amor eso hecho riendo
eso que no es
que no queda
que no permanece

recuerdo el primer vuelo sin ti
tu silencio las lágrimas
el no decir que es más que un decir
y el continuo retorno del igual

diciembre la noche en que te fuiste
nada fue igual
la nieve y la esperanza
del año revolucionaron

fue por poco
tan poco tiempo

recuerdo pues que todo quedó suspendido
en al aire
como un poema que parece lejano

y la música
poco a poco
retomando distancias
pienso sangrando

corazón a golpes
es un golpe mi corazón
ahora soy lo que soy
lo que siempre debía de ser

jueves, 17 de septiembre de 2009

Condor-II

Como me lo pides... traduzco... pero se pierde...



Alas desplegadas me pareció un sueño
cuatro días encerrado ahora pero no es
sólo dolor de estómago
el trotamundos se transforma en apólida sin embargo
el infinito fluir resistente gana
te diria que te extraño pero sería banal en la confusión
del viejo raval puedo aún percibir los lentos latidos
y pensar que es más sencillo que así
una cabeza ligera apoyada es más sencillo
el baile impetuoso es justo más sencillo
enormemente más sencillo que así

jueves, 10 de septiembre de 2009

Il condor














Spiegate le ali mi è sembrato un sogno
quattro giorni chiuso adesso ma non è
solo dolore di stomaco
il giramondo si trasforma in apolida eppure
l'infinito scorrere resistente vince
ti direi che mi manchi ma sarebbe scontato tra il frastuono
del vecchio raval posso ancora percepire i lenti battiti
e pensare che è più semplice di così
una testa leggera appoggiata è più semplice
il ballo travolgente è proprio più semplice
infinitamente più semplice di così

jueves, 30 de julio de 2009

Culturas

La idea de los italianos en el mundo... mira tu como nos pintan...

"La cultura es guisar con salsas o sin salsas, vivir como un mortal o como un inmortal, prestar a la mujer propia o conseguir la de los demás, es decir, cultura francesa o inglesa, española o americana, esquimal o italiana."

Este era el buenísimo Pepe Carvalho del gran Manuel Vázquez Montalbán.

Eso es. Buena manera para empezar este ratito italiano de vacaciones.

Confiar, confiar... ¿Será machista la cultura italiana? ¿Y la esquimal?

sábado, 27 de junio de 2009

viernes, 26 de junio de 2009

San Joan

Otro año se va. Este blog también está a punto de cumplir su primero. En la noche de San Joan, en la Barceloneta, en esa casa y en esa playa, tuve una sobredosis de recuerdos. ¿Como se olvida? ¿Como se hace desaparecer la última imagen? Sobre todo, ¿es así, es necesariamente así que tienen que ir las cosas? Me gustaría recorrer de nuevo el espacio tiempo, fundirme en ese abrazo que duerme cada cosa, cada minuto. Sentir mi pecho lastimado, recordar una mano sobre él.
Sin embargo la vida me lleva, vienen nuevos paises, nuevas aventuras. Me esperan caminos antiguos, un invierno robado al verano. Y tú, tú que eres una imagen que se crea en mi, que me adelanta y me invita, que me llama y me vuelve sueño, esperanza, futuro.

sábado, 30 de mayo de 2009

di occhi bar doppi tagli 2-0 e tutti felici

Il barça ha vinto la champions
io sono un po' più grasso
e terribile come sempre
la festa svizzera dura meno
ma le luci le luci
adesso sembrano sorvolare
i 30 anni e mi chiedo
qui di nuovo mi chiedo
viviamo tutti gli stessi dolori
ipocriti li nascondiamo dietro i denari
chiude il bar come la nostra chiesa i piccoli spazi
io cerco adesso ochhi scuri
hai mai fatto l'amore con occhi scuri?
se vorresti o no non importa
il colore miele svanisce
apre le cosce l'alba
non importa adesso più non importa

lunes, 11 de mayo de 2009

33

Hasta el Barça quiso homenajarme con su resultado de ayer. Hoy el Morrison resplenderá de felicidad. Sólo quisiera que estuvieran muchos que no podrán. Mis hermanas, primero. Y Teo, Pelliz, Alberto, Andrea y muchos más.

Pero desde lejos sé que habrá viento en sus corazones. Adelante amigos. El mundo es nuestro.

jueves, 7 de mayo de 2009

Olé culé

E tu
piccolo barcellonista da bar
critico di calcio vero intenditore
allenatore imprenditore
come passerai un'altra notte
di pisciate secche di vomito di birra
chiederai alla tua ragazza se è dolce il tuo movimento?
Se il tuo cazzo è grande ancora lo sufficiente?
Ti rintanerai in lenzuola macchiate di sperma altrui?
O forse, questo sarebbe bene,
passerai la notte leggendo
non perchè leggere dia un tono, no
ma giusto per perderti il notiziario della mattina
dove rivedremo eternamente l'opera d'arte.

Somiglia, in effetti,
quel tiro somiglia
a quello mai fatto al campetto
a me ricorda, per esempio
la presentatrice di telequattro
che mi accarezzó la schiena parlando dei tornei dei campetti
e non è affatto banale
perchè scoparsi una bella ciccetta
è forse l'ultimo desiderio che (non) oseresti esprimere
alle soglie della fine del mondo
che per altro sembra scongiurata
malgrado i porci.

Allora
che cos'è
questo astio questo fastidio
nel vedere le scimmie
festeggiare il ritorno dei calciatori miliardari
e dirai che sono invidioso
ma
so bene che cos'è vivere senza simboli
fare una poesia che non è bella poesia
non per caso ascolto Ian Curtis
ma oggi non è il giorno di Ian
non più
al massimo lo vedremo al cinema
e in qualche esposizione
oggi è il giorno di Andrès
e sai
la cosa divertente
è che ci si potrebbe anche trovare un senso
piccolo barcellonista dei miei coglioni
cioè che
il Barça è meglio del Chelsea
la squadra dei soci contro l'impero di Abramovich
che Iniesta è figlio della terra
un ragazzo semplice
senza pretensioni.

La cosa peggiore
è che mi diverte guardare certe partite
anche più di giocarle
quello che non sopporto
è la notizia quando deve essere notizia
che è come comprare libri a San Jordi
o le rose di notte ai pakistani.

Vedi
giusto a Joaquín Costa, poeta,
oggi calle de borrachera
i paquis
festeggiavano il gol
come nessun altro
e pronti correvano ai frigoriferi
e alle borse di plastica.

Poi, nella notte,
i soliti fuochi
e sette detenuti
ultima parentesi, è chiaro nel notiziario
di TV3.

E, certo si spera,
una scopata come tante
in lenzuola vecchie
in lenzuola nuove
un giro di culo
come rivedere la tua ragazza
con i pantaloni strappati
come riascoltare love will tear us apart again
l'amore ci distruggerà di nuovo
l'amore ci distruggerà di nuovo
l'amore ci distruggerà di nuovo

miércoles, 6 de mayo de 2009

sevilla















La belleza del sur. Como precipitar en un sueño de Erice. La música de Cris, descubrir a la arquitectura de nuevo, encontrar la verdad en los refugios urbanos de Cirugeda. Eso fue Sevilla. Huertas urbanas. Gente caliente, gente generosa. Una copa y una tapa. Bueno, muchas copas, que soy yo. El proyecto de una Zona, ese luger donde Marco será un passeur tarkovskijano y la arquitectura algo que aún se debe empezar. Y despertar en el tren, ver una nueva alba. Alba. Las palabras sobran. Tengo fondo de escritorio. Adelante.

En busca de un sueño. Que lejos parece junio pasado. Todo se confunde. Todo termina y vuelve a comenzar.

miércoles, 22 de abril de 2009

Il dilemma

Para que disfruten y compartan conmigo esto... Por lo pronto lo traduzco.

Intenté subir el audio... Pero no me dejan... Entonces lo escribo...





IL DILEMMA

In una spiaggia poco serena
camminavano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma
l'uomo era forse più audace, più stupido e conquistatore
la donna aveva perdonato non senza dolore
il dilemma era quello di sempre
un dilemma elementare
se aveva o non aveva senso il loro amore

In una casa a picco sul mare
vivevano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma
l'uomo è un animale inquieto
se vive nella sua tana
la donna non si sa se è ingannevole o divina
il dilemma rappresenta
l'equilibrio delle forze in campo
perchè l'amore e il litigio sono le forze del nostro tempo

Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perchè morire e far morire
è un'antica usanza che suona per la gente

Lui parlava quasi sempre di speranza e di paura
come l'essenza della sua immagine futura
e coltivava la sua smania
e cercava la verità
lei lo ascoltava in silenzio lei forse
ce l'aveva già
anche lui curiosamente
come tutti era nato da un ventre
ma purtroppo non se lo ricorda o non lo sa

In un giorno di primavera
quando lei non lo guardava
lui rincorse lo sguardo di una fanciulla nuova
e ancora oggi non si sa
se era innocente come un animale
o se era come instupidito dalla vanità
ma stranamente lei si chiese
se non fosse un'altra volta il caso
di amare e restar fedele al proprio sposo

Il loro amore moriva
come quello di tutti
con parole che ognuno sa a memoria
sapevan piangere e soffrire
ma senza dar la colpa all'epoca o alla storia

Questa voglia di non lasciarsi
è difficile da giudicare
non si sa se è una cosa vecchia o se fa piacere
ai momenti di abbandono alternavano le fatiche
con la gran tenacia che è propria delle cose antiche
E questo è il sunto di questa storia
peraltro senza importanza
che si potrebbe chiamare appunto
l'esistenza

Forse il ricordo di quel maggio
gli insegnò anche nel fallire
il senso del rigore
il culto del coraggio
e rifiutarono decisamente le nostre idee di libertà in amore
a questa scelta non si seppero adattare
non so se dire a questa nostra scelta
o a questa nostra nueva sorte
so soltanto que loro si diedero la morte

Il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera
come la famiglia

Io ci vorrei vedere più chiaro
rivisitare il loro percorso
le coraggiose battaglie che avevano vinto o perso
vorrei riuscire a penetrare
nel mistero di un uomo e una donna
nell'immenso labirinto di quel dilemma
forse quel gesto disperato potrebbe anche rivelare
il segno di qualcosa che stiamo per capire

Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perchè morire e far morire
è un'antica usanza che suona per la gente

Giorgio Gaber

Grande, ¡signor G!




Con esta canción amé, lloré, hize llorar. La escuché, la canté... No hay otra que sea tan densa para mi de recuerdos. Quizás sólo otra del mismo autor. C'è solo la strada. Será la próxima que pondré.

Ayer entré en un jazz club. Tomé dos cervezas y recordé. Salí dirigiendome a la esquina, esa que conozco bien. En esa esquina conocí una vez más las dos fuerzas de nuestro tiempo, amor y pelea. Esa noche, la tengo grabada. Es como si pasara ahora.
Sin embargo, tengo grabadas muchas cosas. Le lacrime della Giglio, solo un attimo prima di fare l'amore. E poi l'abbraccio di Matteo, lo sguardo duro di Xenia. E Menorca, quel giorno di sole.

Dicen que la nostalgía es para los débiles. No es cierto. Y dejamos las investigaciones publicadas en revistas más o menos indexadas. Son chorradas. Quizás ni existen débiles ni fuertes. No es la hora del relativismo, es que algo nos corresponde a todos.

El dilema, por ejemplo.

martes, 21 de abril de 2009

De fracasos y de lenguajes

Hubiera disfrutado mucho siendo lingüista. Por ejemplo, ahora pienso en esta palabra, disfrutar, en su significado intraducible a mi idioma nativo. Recuerdo también las discusiones tan bonitas acerca de como utilizo el verbo "donar" en muchos de mis poemas, de como resulte extraño y al mismo tiempo lleno de intriga descubrir las diferencias entre idiomas similares. También recuerdo la busqueda de la etimología de "fracaso", efectivamente muy interesante. Recordarás Vene, seguro...
¿Pega conmigo este trabajo tan fino, tan meticuloso? Quizás no... Soy siempre tan impulsivo y necesito esa velocidad, tengo siempre esa sed de acontecimentos.
Resulta dificil, además, describir como realmente me siento, suspendido entre idomas y realidades... Esto es mucho más que gramática o sintaxis. Es probablemente el dilema del nómada, del que hace demasiado tiempo que se fue para regresar y demasiado poco para olvidar. Ahora mismo deletreo dentro de mí una canción, "Il dilemma". No puedo no pensar que me gustaría que mis amigos la entendieran, que disfrutaran con sus letras. Como sea, conozco a españoles y latinos que hasta escuchan a Fabrizio De Andrè... Eso hace esperar bien. Mi parte, ahora, Paco Ibañez y Silvio Rodriguez, o bien Aute y hasta Sabinas... Los amados Pink Floyd me estarán odiando... Justo por ser algo contradictorio, constitutivo de otro dilema (realidad-Realidad por ejemplo; o bien ese misterioso alpha bajo phi minúscolo) voy a poner a la música de Fabrizio en el equipo.

domingo, 19 de abril de 2009

La insostenible levedad












Eso. De lo insostenible. De como lo pesado siempre acaba buscando lo ligero. Kundera y Chillida. En busqueda de algo inefable me levanté hasta un rincón de Barcelona donde, tras el juego de los niños y los paseos de los viejos, se esconde esta escultura. Como otro homenaje al horizonte, al que no te puedes acercar, este hormigón sobresale de su cotidiana utilidad para levitar, suspendido sobre el agua entre las ramas.

Así que el peso, como muchas otras cosas, resulta relativo. Dialogando con Bergsón en la memoría, pensando en el espacio donde sólo es el límite el significante, me devuelvo a la casa, a la vida sencilla, al placer de mis gestos. Gestos: los que viven tras mi, los que continuamente se reafirman sugeriendo lo demás. Y me permito hasta copiar, y ponerme de rodillas delante de la belleza. Como la de esto que sigue:



Lo demás

¿De qué se trata en realidad, esta necesidad de compararlo todo, de hacer que cada cosa
se parezca a otra cosa, de abrirse paso a fuerza de metáforas hacia un tipo de calma
que no sea parecida a un andamio construido alrededor el aire, sino concretamente eso?
Me senté en una iglesia en Masaya, Nicaragua, mientras caía la tarde,
elegí el banco por la forma en que la luz bañaba el suelo, filtrándose a través de los vitrales con reflejos rojos.
Pensaba, al observarla, que esa luz se parecía un poco a una mancha de sangre
que se fuera extendiendo sobre algo blando y luego se la dejara al sol; quizá se pareciera más
al agua de sandía derramada sobre sábanas blancas. Pero al final,
honestamente, se parecía más a una luz roja reflejada en el suelo de una glesia en Masaya, Nicaragua,
mientras caía la tarde. Y te pido perdón por apartar esa luz de sí misma,
por anunciarte que esta noche la luna es más delgada que una moneda sumergida en agua,
por decirte que cuando te reís te parecés a un fósforo al momento de encenderse.
Yo viviría, si pudiera, de un fogonazo cegador a otro,
si eso no comprendiera alguna forma de desesperación, un debilitamiento
de la fe, si es que puedo tomar prestada esa metáfora; un desarmarnos a nosotros mismos como un rompecabezas,
junto con cada vínculo que establecemos y pedimos; la plenitud, sin duda,
es algo secundario y más penoso. Puesto que cada vez que respiramos
es en verdad igual a la vez anterior; caso contrario, tengo que creer,
que eso que se transmite, se comparte, o al menos se recuerda, es hacia dónde va esa respiración,
por qué sucede, por qué la necesito; es todo, todo lo demás.

(Robin Myers
versión de zaidenwerg)


Recuerdo. Y me adelanto. Tengo sabanas negras donde confundir ese cabello. Gracias para hacerme ligera la vida. Lo que es pesado, lo que es ligero. Lo viejo, lo nuevo. Para las morenas, para las que saben reír. Que me recuerdan que participo de esa cosa enorme que es la vida. Más allá, mi ser vivo, y eso es todo, todo lo demás.

martes, 14 de abril de 2009

De morenitas y de verdades mirando traseros tras un gol del Barça y otro

Puesto en discusión
otra vez otra ronda otro trago
no sentido digo sentido
pero ahora sé que estamos de acuerdo
claro
bien
bueno
entiendo
es estúpido estupidísimo hacer y deshacer
las opiniones filosóficas o las certidumbres científicas
cuando
la realidad subyacente nos proporciona el fundamento
la Verdad
sentado en la esquina
de nuevo miro la morenita
me importa más de lo champagne
eso
de nuevo
eso es lo que gobierna el mundo
la polla
y el coño

jueves, 9 de abril de 2009

4-0

¿Que hay de más estúpido del futbol? Sin embrgo, nada mueve a las masas como eso. El resultado de mi paseo nocturno por Barna es una gran discusión acerca de los fundamentos con mi amigo físico-metafísico Roberto, que seguro no apreciará esta limitada definición. Como el lenguaje nos queda muy estrecho, preguntandonos como Heidegger "¿porqué los poetas?" y sin Holderlin a llamar en ayuda, intentamos hacer un cuadrito. Imaginaros una situación muy conocida, estaís en un bar o bien en una fiesta o de cualquier forma alrededor de una mesa. La discusión ya hace rato que se hizo tan abstracta que vosotros mismos os habeís perdido, teneís dolor de cabeza y ganas de iros a la cama. Sin embargo, os quedais insistiendo en defender tesis indefendibles, sólo porqué ya todos se dieron cuenta de como las divisiones están hechas, por lo menos esta noche. La rubita o el rubito de turno (o las morenas y morenos, pero me acaban de explicar - muy poco me han convencido a decir la verdad - que los/las rubios/as son privilegiados por ser sanos aunque con genes recesivos y entonces más apetibles, dicen)os está mirando y es totalmente en acuerdo (a veces totalmente en desacuerdo) con todo lo que decíis. Entonces, ahí va la poesía.


Messo in discussione
altra volta altro giro altra bevuta
non senso dico senso
però adesso so che siamo daccordo
certo
bene
bravo
capisco
è futile futilissimo fare e disfare
le opinioni filosofiche o le certezze scientifiche
quando
la realtà soggiacente ci riproporziona il fondamento ultimo
la Verità
seduto all'angolo
di nuovo fisso la moretta
mi interessa più dello champagne
ecco
di nuovo
che cos'è che governa il mondo
il cazzo
e la fica


Para todas la morenitas, ¡a tomar por el culo los genes recesivos!

lunes, 6 de abril de 2009

atacar los fundamentos














"...[los descubrimientos del psicoanálisis han] de tomarse tan en serio como alegremente, eso es, [porqué] no son teorías científicas u opiniones filosóficas acerca de la Realidad (por ejemplo, la del Yo), sino que se refieren a las propias vidas privadas y personales de cada uno y están activamente atacando los fundamentos de la Realidad." A. García Calvo

sábado, 4 de abril de 2009

EXTRACTO DEL PENSAMIENTO DE OSCAR WILDE POR G.Z.G.

-El artista es el creador de cosas bellas.

-Revelar el arte y ocultar al artista es el fin del arte.

-El crítico es el que puede traducir de otra manera o en un nuevo material su impresión sobre las cosas bellas.

-La más elevada, así como la más baja forma de crítica ,es una especie de autobiografía.

-Los que encuentran feas significaciones en las cosas hermosas, están corrompidos sin ser encantadores ;lo cual es un defecto.

-Los que encuentran bellas intenciones en las cosas bellas, son los cultos. A ellos les queda la esperanza.

-Existen los elegidos para quienes las cosas bellas significan únicamente belleza.

-Un libro no es nunca moral o inmoral. Está bien o mal escrito .Eso es todo.

-La vida moral del hombre forma parte del tema del artista ;pero la moralidad del arte consiste en el perfecto uso de un medio imperfecto. Ningún artista desea probar nada .Incluso las cosas ciertas pueden ser probadas.

-Ningún artista tiene simpatías éticas. En un artista, una simpatía ética constituye un imperdonable amaneramiento de estilo.

-Ningún artista es nunca morboso .El artista puede expresarlo todo.

-Pensamiento y lenguaje son para el artista instrumentos de un arte.

-Vicio y virtud son para el artista materiales de un arte.

-Desde el punto de vista de la forma, el modelo de todas las artes es el arte del músico. Desde el punto de vista del sentimiento, el trabajo de un actor.

-Todo arte es a la vez superficie y símbolo.

-Los que quieren comprender el símbolo, corren también su riesgo.

-Es al espectador ,y no a la vida ,a quien refleja realmente el arte.

-La diversidad de opiniones sobre una obra de arte demuestra que la obra es nueva, compleja y vital. Cuando los críticos discrepan, el artista está de acuerdo consigo mismo.

-Podemos perdonar a un hombre por haber hecho una cosa útil siempre que no la admire. La única disculpa que tiene el hacer una cosa inútil es que uno la admire intensamente.

-Todo arte es completamente inútil.

miércoles, 25 de marzo de 2009

Empresarios

Ya no sé si tengo trabajo. Bueno, parece que por lo menos debería poder terminar la tesis, aunque no sé muy bien quien se hará cargo de los gastos. La verdad es que a nadie le importa. Los que podían robar, robaron. A mi me han robado, una y otra vez. Divertido, yo sigo siendo generoso (creo) y no escucho demasiado a las lenguas rapidas, mentirosas, faciles en justificarse a si mismas pero no a los demás. Lo demás será un movimiento, pero puedes moverte cuanto quieres que si no tienes moral ni educación te quedas en tu mezquinidad. Sí, sí, justo en la tuya.

Los empresarios cobrando, yo derramo sangre del sexo, justo para cambiar, y los que saben entenderán muy bien esto.

Allí donde la herida, la vida reclama, el viento hace lo suyo y no se apagará.

Nunca.

miércoles, 4 de marzo de 2009

Eclissi

Ascolta ancora il suo canto
voce senza più parole
chè sull'altalena del vento
il fiume non fa rumore

Ginevra

martes, 3 de marzo de 2009

La jornada de trabajo

¿Qué es una jornada de trabajo? ¿Cuál es la duración del tiempo en que el capital tiene el derecho de consumir la fuerza de trabajo cuyo valor compra por un día? ¿Hasta que punto puede prolongarse la jornada más del trabajo necesario para la reproducción de esa fuerza? A todas estas preguntas responde el capital: la jornada de trabajo comprende 24 horas completas, deduciendo las horas de descanso, sin las cuales la fuerza de trabajo se vería en la absoluta imposibilidad de volver a la tarea.
No queda, pues, tiempo para el desarrollo intelectual, para el libre ejercicio del cuerpo y del espíritu. El capital monopoliza el tiempo que exigen el desarrollo y el sostentamiento del cuerpo en completa salud, merma el tiempo de las comidas y reduce el tiempo del sueño al mínimum del pesado entorpecimiento, sin el cual el extenuado organismo no podría funcionar. No es, pues, el sostentamiento regular de la fuerza de trabajo el que sirve de regla para la limitación de la jornada de trabajo. Al contrario, el tiempo de reposo concedido al obrero está regulado por el mayor gasto posible por día de su fuerza.
Karl Marx - Der Kapital

jueves, 26 de febrero de 2009

Musica y sol

Leyendo la rayuela
me pierdo, claro
pero me vuelvo a encontrar en la crisis,
esta vez
el sonido de una palabra de Ginevra, ecco la canzone

negro sobre los ojos ese color
es lo que queda no puede haber más
sol viento y primavera marzo no tardará en recordarnos

todo está donde debe. Es cierto. Cadascuno en su casa, su tierra.

Los que van, incesantemente, suspendidos.

martes, 24 de febrero de 2009

Un pequeño cuento

Ella estaba allí, junto a él, en su semplicidad animal. No aceptaba su parte racional, su ser al mismo tiempo impulsivo y extremadamente convencido de su moral. Sin embargo le amaba, así por lo menos sentía, deseaba su abrazo más que otra cosa. Si le hubiesen dicho que esta era la última aventura a su lado, muy probablemente silencio y lagrimas, nada más, silencio. Lagrimas.

Él escuchaba el océano, sin poder dormir, sin poder pensar. Sólo respirava en el cabello de ella, en la piel de ese color indecifrable.

"Te amo niño"

"No lo digas, por favor. Sabes que no lo puedo creer."

"Pero es así. Yo tampoco puedo evitar expresar mis sensaciones."

"Amar es ponerse como rehen al futuro. Es donarse al tiempo. Pero es algo que no se debe decir."

Quedaron en silencio ahora, siempre mirando al mar. Después de la ola los sacos para dormir desaparecieron y sin que un momento dejara su mano, él supe de repente que la iba a perder allí. Gritando y luchando, se tiró al agua pero esa mano ya no estrechaba, no respondía, no era más que un día muerto tras el negro del infinito.

Nunca encontraron el cuerpo. Con el paso de los años, llegó a pensar de haberla sólo imaginada. Pero no era así. Su nombre olvidado quemaba como nunca. Y las palabras, esas no escuchadas, reflejaban una canción infinita, una condición inaceptable, el desafío de seguir viviendo.

Despertó una mañana. Ya el sol no estaba, la humanidad se había por fin cargado el pequeño trozo de tierra al que el se agarraba. Por fin iba a verle, pensó. No hubo tiempo para más. Quizás el mismo tiempo ya esaba muerto entonces.

En otro espacio, en un lugar llamado memoria, dos amigos reían, y reían. No existía otra cosa que el sonido de esas risas. Sólo al fondo, escuchando profundamente, el ruido de una ola.

domingo, 15 de febrero de 2009

Raval

Esta la escribí hace mucho.


Hoy voy por el raval, a veces, lo veo cambiar, pero en el fondo algo sigue igual.

Sobre todo es la sensación de una humanidad perdida, de un realizarse en lo efímero, y nada en cuentra de lo efímero, pero no es quizás lo mejor para realizarse.

Como sea, lo viejo y lo nuevo mezclados, siento que es correcto involverme en mi silencio, en mi solitud, en lo que puede curarme las heridas. Y los recuerdos mejores así serán los que ganen, y lo que aún queda por descubrir estará allí a invitarme.

En lo abierto, donarse es siempre lo más bonito que se pueda hacer. Y ir encuentro a lo terrible.

Es tremendo estar vivo.





Passaggio di sesso e amore su di un barrio e un momento

ad Angi

La borghesia riunita

festeggia e le grasse cornacchie

pasteggiano prima di autografarsi

l’ultima speculazione

ma

il libro è buono

i versi sinceri

il vino e il tè

cancelleranno la cocaina

e la morfina

quanto i momenti pericolosi si avvicineranno

raval

quanti di voi cazzo ci abitano, nel raval?

Un nuovo poeta lo abita

si somma agli antichi

emarginati

gli emarginati sanno bene dove cercare

seduto all’angolo

fisso intensamente la moretta

m’interessa più dello champagne

ecco

che cos’è che governa il mondo

il cazzo e la fica.

miércoles, 28 de enero de 2009

La poesia es la vida. Es que la vida es todo.

Así siempre será. A veces creo que no sirvan ni palabras. Pero de nuevo me encuentro enredado en ellas. ¿Porqué?

Comunque, esce la raccolta "I colori della pace". Ammutinati, non ridete! Guarda un po' chi ci incontro.... Edvino Ugolini, Igor Gherdol, ecc... La verità è che, in ogni caso, l'antologia è bellina, curata. Davvero.

Qui metto la versione originale, in spagnolo, de "Il vento se ne andò con gli uccelli".

Senza paracadute guapa!


IL VENTO SE NE ANDÒ CON GLI UCCELLI


Trieste, Italia.
Barcelona, España.
Hermosillo, México.
Venecia, donde estés, te quiero.




Lo que no se lleva muere
Lo que no se aprecia desvanece y tan pronto
Quiero desvanecer solo dentro tu pelo perderme en las olas donde nace el desierto
Allí donde se esconde
El comienzo – Asier
Como de nuevo bajo esa lluvia
Como de nuevo sudando al verte al donarte mi respiro

Lo que no se lleva desaparece
Lo que no se aprovecha esfuma
El viento gritando te reclama y como puede reclamarte a ti
Que vives en el
Como los pájaros
Como un fragmento de eterna belleza desprendida

Pues que se levante entonces la Bora
Que la Bora domine el sin fin de los kilómetros
Despierte el trapecista el payazo el dios que sabe
Despierten los muertos sin nombre los insepultos
Que te susurren la apología de los fracasos
Para que recuerdes

Dame la mano niña
Dame la mano pájara inquieta
Estamos en algún lugar
Donde el silencio deja de ser para que se aprecie el éxtasis
Más allá la vida cargada de incertidumbre nos espera
Pero déjate ahora
Deja que te lleve el viento
Si solo lo escucho sé que no tardarás en volar más alto que el águila misteriosa de tu ornada bandera





E adesso aspettiamo il Pro-testo.

jueves, 15 de enero de 2009

Esta es la bora

1950
2008
Y esa niña es de Trieste, no puede ser de otro lugar... Veis como somos? Locos por el viento!

sábado, 3 de enero de 2009

Trieste



Grazie Teo.